2013

Un Natale molto "speciale"

16 Dicembre

Gesù Bambino  ha avuto un problema alla nascita ed è stato ingessato, per consolarlo gli abbiamo fatto le trecce.

Ora nella Nyumba Ali c’è un bambino disabile in più, speciale come tutti i bimbi della Casa con le ali.

 

Natale 2013

 

 

Resoconto del "Disability day" a Pomerini

8 dicembre

Aspettavamo il ritorno di Elisa portatrice di foto e filmati (che si è fermata su qualche giorno in più a Pomerini per preparare un progetto del quale sarete presto aggiornati) per raccontarvi della festa.

Si sono esibiti gli alunni di 5 scuole, un gruppo di albini, hanno parlato le autorità (fortunatamente per un tempo non eccessivo) e consegnato doni, ma soprattutto si sono esibiti i nostri bambini.

Inizialmente sfilando ognuno a modo suo:strisciando, gattonando, traballando, poi ballando ed rispondendo a semplici comandi come su, giù, battere le mani, ed infine cantando (o mugugnando) una stupenda canzone scritta dalle Dade insieme ad Ageni.

A presto!!

Giulia, Elisa e Bruna

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"Siamo a cavallo"

2 dicembre

Ecco i nostri cavallerizzi...

cavallerizzi

 Piter, Salesia, Paulo, Evodia, Priva, Ageni

Prove generali

29 novembre

Fervono i preparativi per i festeggiamenti del 3 Dicembre.. I bambini e le dade ce la stanno mettendo tutta e i risultati si vedono!

Oggi prove generali: tamburi, sonagli, danze, evoluzioni con nastri, canzoni…tutto da pelle d’oca!

Dare visibilità ai bimbi dei nostri due centri è una rivoluzione..In un villaggio sperduto, in una nazione che nasconde i disabili in casa e che non offre niente per migliorare la loro condizione..i nostri bimbi sfileranno sul palco (ognuno a modo suo) e saranno i protagonisti di questa giornata..

     Prep 1 Prep 2

E se volete prendere un aereo per raggiungerci…KARIBUNI!!

Giulia ed Elisa fisio

 

Grazie per aver sostenuto Zawadi‏

23 novembre

Carissimi,

gli esami ufficiali di Zawadi sono finiti un'ora fa, gli altri tipi d'esame, come ben sappiamo, non finiscono mai.

Non si sa quando saranno pubblicati i risultati, l'insegnante-commissaria ha detto che Zawadi è già in quinta. Noi eravamo certi che ce l'avrebbe fatta,la scommessa è avere una buona media, come è accaduto nel pre-esame. GRAZIE A TUTTI per le email, gli sms, le telefonate e i pensieri che avete riservato al nostro Dono: ora un giusto riposo e poi di nuovo a studiare.

Un grazie con un video girato in un'altra speciale scuola, divertitevi con noi.

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 Un abbraccio dalla casa con le ali fatte con pagine di libri.

 

La vigilia

19 novembre

Carissimi,

domani mattina alle otto Zawadi inizierà gli esami di stato per entrare nella quinta classe della scuola primaria, farà gli esami col computer, con un commissario statale che verrà nel centro con busta chiusa ecc.

Non riesco ancora a crederci e non so neppure ricostruire razionalmente i passaggi per arrivare a questo risultato. Siamo tutti emozionati.

Nell'esame di Stato di Zawadi c'è la sua voglia di imparare, la sua determinazione, ci sono tutti quelli che l'hanno aiutato, c'è tutta la Nyumba Ali. Esami un po' affollati.

Domani rivolgete un pensiero a Zawadi.

Un abbraccio

Bruna

Le impressioni della Nostra "Giulia Fisio"

10 novembre

Arrivata...non ho la sensazione di fare un’ esperienza nuova, uno di quei progetti stravolgenti che cambieranno la vita..è tutto semplice e naturale, come essere in famiglia e sembra davvero di essere qua da sempre.

Sono arrivata alla Nyumba ali la prima volta nell’Agosto del 2008, io appena laureata ed in contatto continuo con esperti in Italia, il centro ancora spoglio, La dada Zula con un’esperienza di guardiana e abbiamo avviato il centro con 6 bambini.. In questi anni le volte che sono tornata mi sono scontrata con dei problemi legati alla cultura locale, alle Dade, alla documentazione, alla logistica… quante serate trascorse con Bruna e Lucio a cercare di capire il perché..in particolare un’ anno fa io e Danieli siamo venuti con l’obbiettivo di identificare i problemi e proporre soluzioni. Quanta strada è stata fatta, passo dopo passo.

Adesso l’impressione è che il centro stia andando avanti con energia propria..si respira armonia tra i suoi vari componenti come all’interno di un’orchestra, ognuno ha un suo compito preciso ma interagisce con gli altri offrendo questo spettacolo sorprendente.. Le Dade sono diventate brave, dal punto di vista manuale, organizzativo, nell’accoglienza di bimbi nuovi e nella gestione complessiva dei bambini (fisioterapica, logopedia, didattica..), ma soprattutto sono motivate e vogliono bene ai bambini. Questo è un grande traguardo perché il concetto dello stimolare e prendersi cura dei disabili non fa parte della cultura locale.

Ieri sono arrivati due nuovi bambini al centro e loro in autonomia hanno accolto bambini e mamme con una delicatezza ed empatia che mi hanno commossa, hanno fatto un’accurata anamnesi ponendo domande pertinenti alle mamme e hanno valutato i bambini prestando attenzione a segni molto complessi. Durante le altre permanenze gli obiettivi rispetto alle Dade erano di aumentare la loro motivazione, aumentare la loro capacità di problem solving, guidarle nell’apprendimento di competenze di base legate alla presa in carico riabilitativa dei bambini..potendo considerare questi obiettivi pienamente raggiunti, durante questi sei mesi ci concentreremo su:

- Apprendimento di conoscenze e competenze avanzate

- Aumento della variabilità delle loro proposte (in quanto giochi ed esercizi tendono tuttora ad essere stereotipizzati o proposti perché sono stati consigliati dai volontari)

- Creazione di un canale comunicativo Italia-Tanzania per guidarle nel continuo apprendimento Oltre a questo abbiamo tanti altri progetti in cantiere, vi aggiorneremo strada facendo..

Giulia Fisio

Grazie Norberto!!

28 ottobre

Sono stati giorni intensi, emozionanti tra ospiti e incontri speciali.

Norberto ha portato un messaggio di speranza e di amore per la vita, gli amici che pedalano con lui non sono dei semplici portabandiera: mostrano concretamente che pedalare assieme è possibile.

Grazie ancora a Alessandro, Dorizio, Francesca, Gabriele,Jonny, Marina, Mejah, Norberto, Paolo, Sara,Tendekai, per aver messo in pratica uno dei detti di mia nonna: hai voluto la bicicletta? ora pedala!

Un abbraccio da tutta la Nyumba Ali !!

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L'ambasciatore italiano alla Nyumba Ali

15 ottobre

Carissimi,

grazie agli amici di Sant’Egidio abbiamo avuto ospite a pranzo il nuovo Ambasciatore italiano Luigi Scotto. Incontro all’insegna della semplicità e della gioia di vivere che i bambini della Nyumba Ali comunicano agli ospiti. Le immagini raccontano l’incontro meglio delle parole.

Un abbraccio!!

Bruna e tribù

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                                                    Ambasciatore 2

 

La "scuoletta speciale" attraverso gli occhi intensi di Marisa (Marzo-Agosto 2013)

Ottobre 2013

È passato più di un mese dal mio ritorno e continuo a posticipare l’invio di questa mia semplice testimonianza relativa ai sei mesi di permanenza alla Nyumba-ali perché mi sembra sempre poco rappresentativa dell’intensità dei vissuti, ma a questo punto devo comunque farlo.

Inizio quindi dalla fine, da una breve conversazione telefonica con un’amica mentre mi trovavo ancora all’aeroporto di Roma. “Bentornata”, mi dice, “ma non so se sono così contenta che tu stia tornando”. Dopo quella frase che non è proprio quella che ci si aspetta di sentire da una cara amica che non si vede da tanto tempo, la conversazione continua “perché ho capito che là stavi bene”. È vero, in questo periodo sono stata bene, pur non facendo cose eccezionali.

Riflettendo ancora una volta a che cosa fosse dovuto questo stato di benessere, risulta facile e quasi banale dire “alla Nyumba-ali”, la casa che è fatta di Bruna e Lucio, il cuore e la macchina organizzativa del tutto, ma anche di Mage “rafiki yangu” che ogni qualvolta si entrava in casa imbastiva una festa di accoglienza, di Age con le sue osservazioni acute, di Viki che non mi riempiva di baci bensì di simpatiche pernacchie. E non solo! È fatta anche di numerosi ospiti, amici, professionisti, turisti che trovano sempre un posto a tavola e tanto calore, persone con tanta o poca esperienza in terra africana, con l’entusiasmo dei giovanissimi o la saggezza di chi ha qualche anno in più, in ogni caso capaci di rendere la Nyumba-ali ancora più ricca, luogo di incontro e confronto.inclasse

Questa realtà così interessante e coinvolgente, che rende ragione dell’appagamento personale e relazionale si completa con la presenza del centro diurno Nyumba-ali. Sono stati questi bambini il fulcro della mia esperienza,  loro che mi hanno permesso di sperimentare un ruolo specifico anche a livello professionale.

Bruna mi aveva parlato di alcuni di loro, per i quali mi chiedeva una valutazione sulla base della quale individuare un possibile percorso educativo. Avendo carta bianca sulle modalità ed i tempi di intervento ho scelto di operare con i cinque  bambini (in seguito diventati sei) contemporaneamente in uno spazio definito, formando quella che chiameremmo una classe di una “scuoletta” speciale.

“Scuoletta” è il nome con cui l’abbiamo subito definita. “Etta” un diminutivo vezzeggiativo, una sola classe nel gazebo di legno immerso nel verde, costruito per la consumazione del pranzo dei bambini, ma a tutti gli effetti “scuola”, in quanto l’intervento sarebbe stato prevalentemente di tipo educativo didattico, “speciale” in quanto le modalità di approccio e la metodologia non sarebbero state certo quello della scuola classicamente intesa, e tanto meno quelle della scuola tanzaniana in cui prevale l’insegnamento frontale e la ripetizione mnemonica da parte degli studenti delle nozioni fornite.

La nostra è una scuola interattiva in cui l’esperienza concreta, il “fare”, gioca un ruolo determinante proprio in quanto rivolta per lo più a bambini con esiti di paralisi cerebrale infantile, con ritardo mentale, quindi con un pensiero legato al concreto.

Questo “per lo più” può lasciare un po’ perplessi, perplessa come ero io inizialmente quando non potevo contare su una diagnosi precisa, formulata da un neuropsichiatra, quando non ritrovavo le colleghe fisioterapiste o logopediste con cui confrontarmi.

È in quel momento che ho sentito la mancanza di un’équipe di riferimento, ma è nello stesso momento che ho ripensato alle parole contenute in quello che è considerato il testamento spirituale di Vittorina Gementi, fondatrice della Casa del Sole, la scuola in cui lavoro da più di vent’anni: “ognuno faccia ciò che può, oggi, subito e nel luogo ove si trova, senza criticare, senza lamentarsi … scegliendo sempre gli ultimi”. L’importante è fare tutto il possibile e certo non ci si può tirare indietro e non progettare per le mancanze rilevate, anzi queste possono costituire lo stimolo per tirar fuori il meglio di noi e per mettere in campo le competenze acquisite. Ho ricordato gli insegnamenti di chi ci ha guidato in tanti anni di lavoro: abbiamo di fronte un bambino di cui occorre vedere non solo e non tanto l’aspetto deficitario bensì il suo Essere Persona, il suo vissuto esistenziale, e questa è la base da cui partire.

Sono stata aiutata in questo dalla carica emozionale di questi bambini, dalla profondità dei loro sguardi, dall’entusiasmo e dal loro orgoglio per poter frequentare una scuola. Il 18 marzo abbiamo iniziato!

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Il primo giorno di scuola ogni bambino ha scelto il colore che preferiva per colorare la letterina iniziale del proprio nome. Con i colori a dita e con le tempere ognuno ha riempito le proprie letterine. A chi non piace sentirsi chiamare per nome? A chi non piace lasciare una propria traccia?

A tutti loro è piaciuto moltissimo, tanto più che non era un semplice gioco ed esercizio di coordinazione oculo-manuale ma ogni lettera serviva per indicare il loro posto! Ognuno, infatti, ha attaccato un proprio foglietto sulla sedia e uno sulla parete, sopra la panca. Quest’ultimo sarebbe servito per definire dove ognuno, al mattino, avrebbe trovato la propria divisa e riposto i vestiti. Sì, una divisa, come tutti gli scolari tanzaniani, costituita da una comoda tuta grigia e una bella camicia bianca.

Quanti sorrisi quando l’hanno ricevuta! ... anche questo era un segno forte di appartenenza ad una particolare entità, la scuola, fatta non tanto da edifici e strutture, ma da una piccola comunità di persone che nel gazebo, fra piante di papaya e limoni, hanno trovato le condizioni e le risorse per procedere in un cammino formativo fatto di cose semplici ma autentiche, congrue alla loro realtà.

Via via sono andati a strutturarsi spazi e tempi. Nella nostra aula abbiamo trovato uno spazio per tutto:

la panca per riporre i vestiti ben piegati sotto l’iniziale che ogni bambino ha imparato a riconoscere benissimo, l’angolo con lo specchio, il catino, l’asciugamano per la cura e la percezione del corpo, l’armadio donato da Mirella per il materiale didattico, una parete per il calendario settimanale e giornaliero. Così come è importante l’ordine dello spazio per favorire l’ordine del pensiero e l’autonomia, così lo è l’ordine temporale. Alcune attività fisse che si ripetevano quotidianamente scandivano la giornata e aiutavano i bambini a orientarsi in questa fascia temporale. Alcuni bambini sono riusciti a ricostruire in autonomia l’ordine dell’intera giornata, mettendo in corretta successione i simboli Pcs relativi ad ogni azione. Altri mettevano solo la sequenza iniziale, aggiungendo i simboli mancanti man mano che le azioni venivano svolte.
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Ogni giorno della settimana è rappresentato invece da una striscia colorata su cui ogni mattina i bambini mettevano la loro foto per segnare la presenza, un cartellino rappresentante il tempo atmosferico e uno rappresentante l’attività caratteristica di ogni giorno. Era questo uno dei momenti più vivaci e attesi della giornata: le mani appena lavate e spalmate di “mafuta”(crema) iniziavano ad alzarsi accompagnate da tanti “mimi” (io). Erano tutti pronti ad andare ad appendere foto e immagini sul giorno della settimana. Direi proprio tutti, non solo chi riusciva a deambulare autonomamente ma anche gli altri che sostenuti dall’adulto raggiungevano felici il calendario per svolgere il loro compito. Certo qualcuno era più composto e discreto, altri più chiassosi; con il passaggio di Priva si poteva essere quasi certi che qualcosa finiva per terra. La motivazione era così alta che ogni fatica veniva superata, il movimento non era indotto da richieste di esercizi sterili, ma finalizzato a raggiungere uno scopo chiaro per tutti loro.

Dopo la compilazione del calendario si procedeva con l’attività specifica del giorno. Quella del lunedì era relativa alla stimolazione senso-percettiva, all’organizzazione e strutturazione spazio-temporale dei dati visivi e uditivi, all’introduzione dei prerequisiti del concetto di numero. Il martedì era dedicato ai percorsi psicomotori associati alla musica e denominati con alcune sillabe, ad essi riuscivano a partecipare sia i bambini in cui prevaleva la fase senso-motoria ed il piacere del gioco corporeo, sia chi stava avviando il processo di passaggio dal vissuto al simbolo. Il mercoledì si lavorava sul quaderno. Eravamo a scuola, non poteva mancare il quadernino per il riconoscimento e la scrittura delle letterine significative, dei nomi dei percorsi psicomotori, ma utilizzavamo anche lettere smerigliate, letterine mobili, ecc.

Giovedì era il giorno dell’attività di manipolazione: si lavorava con le mani. Abbiamo usato la plastilina, i colori a dita. Abbiamo preparato una torta e dei biscotti. Il nostro cavallo di battaglia è stato però la carta pesta e la carta mano. È piaciuta a tutti! Tantissimo! Peter e Pio sanno riordinare in sequenza i disegni di tutte le fasi di lavorazione!

Il venerdì utilizzavamo il computer per guardare le foto di alcune esperienze fatte durante la settimana, le analizzavamo, cercavamo di rielaborarle ed esprimerle con i vari linguaggi: gestuale, iconografico, verbale, oppure svolgevamo un’attività specifica per l’organizzazione spazio-temporale.

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È solo una sintesi delle attività che hanno animato le nostre giornate e che tuttora vengono portate avanti dalla dada Tuma, promossa al ruolo di ‘Mwalimu’ (maestra) dopo alcuni mesi di lavoro in compresenza.

Certo sono state fatte molte cose, i manufatti in carta pesta hanno riscosso un grande successo tanto che tutte le dade hanno voluto imparare quanto i loro bambini sapevano già fare.

Non sono però le singole proposte che rendono la scuola così vitale, forse neanche i singoli bambini. È la dinamica relazionale che si instaura gradualmente fra educatori e bambini e fra bambini stessi, sono le esperienze finalizzate a rispondere ai loro bisogni e desideri a rendere significativo
e costruttivo l’agire dei singoli e a far sì che un ambiente diventi ambiente educativo.

Evodia, dopo il primo periodo in cui appariva seria, quasi spaventata, in cui spesso si addormentava ed emetteva smorfie di dolore ogni qualvolta venivano toccate le gambine, è diventata sorridente e chiacchierona. Riesce a stare seduta bene sulla seggiolina, ha voglia di giocare, “mimi mtoto mzuri”  (sono una brava bambina) è la frase che ripeteva spesso negli ultimi mesi.

Priva faceva fatica a stare fermo, a concentrarsi su un compito ma ad ogni visitatore che arrivava mostrava tutto con orgoglio. Sembrava il capo-classe! Un giorno è arrivato con lo zainetto sulle spalle! Ora sono aumentati i suoi tempi di attesa. Sa rispettare i turni. Sa cambiarsi gli abiti da solo. Pronuncia qualche sillaba in modo significativo.

Peter non parla ma comunica tantissimo, non cammina ma balla! Appena sente la musica muove ritmicamente il suo corpo seduto, sprigionando una bella energia. In classe era molto diligente, chiedeva sempre di partecipare, osservava attentamente tutto quanto accadeva e rideva quando gli altri sbagliavano. È un ragazzino felice.

marisaesalessiaLa nostra Salesia sempre così obbediente e diligente a scuola osava far
si notare, anche con piccole provocazioni. Nascondeva ad esempio la sua foto nel taschino e rideva, ma poi era pronta a lavorare con zelo per svolgere tutte le mansioni pratiche, era in grado di fare la cartapesta anche se non riusciva con le parole a spiegare ogni passaggio.

Così Renata, sempre attenta agli amici in difficoltà e pronta ad aiutarli, si illuminava se veniva richiesta la sua collaborazione, se poteva fare un favore alle maestre. Le piaceva tanto infilare collane, fare i biscotti e anche rivedersi in foto. Ha imparato a scrivere il suo nome nonostante per lei risultassero difficili gli apprendimenti simbolici relativi alla letto-scrittura, “ni mgumu”(è difficile) come lei stessa diceva dopo averci messo tanto impegno.

Infine il nostro Pio allegro e vivace nei giochi con i compagni, altrettanto impegnato e attento in tutte le proposte didattiche. Non riesce a parlare spontaneamente ma ora, radunando tutte le sue forze, riesce ad emettere semplici suoni. Eravamo partiti dal “simama Ka” di una canzoncina ed è arrivato a pronunciare parecchi fonemi e sillabe. È stato emozionante sentirlo pronunciare “E VO DI A” (lentamente ed in modo un po’ impreciso) quando ho chiesto chi era assente. In classe abbiamo appeso le letterine iniziali di tutti i nostri nomi ed un giorno mentre io dicevo “tunanawa mikono” (laviamo le mani) egli ha insistentemente guardato la M e le mani, “la M di mikono” ho finalmente detto io e lui era felicissimo. Ha imparato a leggere le vocali, a cercarle curiosamente sulle scritte delle magliette. I nomi dei percorsi psicomotori, come “GA” e “RI” sono stati riconosciuti e composti con le letterine mobili ed utilizzati per scrivere una delle sue prime parole spontanee “GARI” (auto).

Quante soddisfazioni in un tempo così breve.

Certo non sono mancate difficoltà, dubbi, soprattutto nel constatare quanto le modalità relative alla cura della persona adottate dalle dade fossero diverse, distanti dalle nostre. Proprio sui bisogni relativi alla corporeità che prima consideravo quelli più universali, sui quali poter trovare più facilmente un punto di incontro, ho vissuto una situazione di maggior conflittualità interiore. Come riuscire ad intervenire su usi consolidati, legati alle loro reali condizioni di vita? Era giusto farlo? Alcuni aspetti legati alla postura, all’alimentazione, all’igiene personale attraverso la condivisione quotidiana ed alcuni momenti formativi sono stati rivisti, ripensati, riproposti dalle dade con modi nuovi, modi che non sono i miei, non erano quelli originali, ma il frutto di una reciproca interazione.

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Non sono certo stati questi piccoli nodi problematici a lasciare in me un segno forte, piuttosto la dinamicità e la gioia che animavano alcuni loro giochi di gruppo pomeridiani, l’assenza da parte delle dade di qualsiasi espressione di stanchezza, di lamentela, tanto diffuse da noi.

E ora sapere che questa piccola Scuoletta sta continuando a funzionare rende ancora più significativi i sei mesi precedenti. Per me è stata un’esperienza di conferma del valore dell’approccio pedagogico globale alla persona disabile, della sua validità al di là degli strumenti specifici a disposizione, strumenti e tecniche che sempre vanno adattati al contesto in cui ci si trova. Mi piace pensare di aver lasciato una piccola testimonianza di come ogni bambino possa essere valorizzato per come è, per le sue capacità di relazionarsi, di provare emozioni, di vivere il suo corpo, di interagire con la realtà circostante, di come ogni bambino, se adeguatamente stimolato, può sviluppare le sue potenzialità pur diverse da quelle che noi consideriamo “normali”.

In questa ottica l’intervento educativo assume un valore pregnante per ogni bambino, sia per chi imparerà a leggere e scrivere sia per chi maturerà altre competenze, diverse ma non meno significative. L’importante sarà fare il possibile affinché tutte le potenzialità, specifiche, individuali, vengano sviluppate in un processo di integrazione armonico che permetta ad ogni bambino di sentirsi Persona viva, pienamente realizzata.

Grazie a Salesia, Evodia, Renata, Peter, Priva e Pio, a tutti i bimbi e alle dade del Centro, con loro sono cresciuta anch’io, con loro anch’io ho aggiunto una parte importante al mio processo di formazione, con loro, come aveva notato la mia amica, “sono stata bene”!

Marisa

 

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- La gara di soffio -

Graduation

24 settembre

Carissimi,

Marisa è tornata in Italia , bella notizia per i suoi studenti italiani , per quelli della scuoletta e per tutta la Nyumba Ali una perdita incolmabile. Dada Tumaini con grande zelo porta avanti la scuoletta; è un lavoro prezioso di mantenimento ma non può sostituire la creatività e l'intelligenza didattica di Marisa; noi continuiamo a sperare di riaverla qua anche se per un breve periodo. L'attività di ippoterapia è stata sospesa per due sabati per impegni di Vittoria e anche nostri; noi siamo andati alla festa della graduation di Ageni con tutto il clan Nyumba Ali al completo. Si chiama graduation (!!!) la festa per il completamento di un ciclo di studi, precede di qualche mese l'esame statale e ha dei rituali che in pochi anni sono diventati tradizione. La festa della classe di Ageni (form four) è stata fatta assieme all'ultima classe (standard seven) della primaria, invitati tutti gli alunni, parenti e amici dei “graduati”. Obbligatorio: pagare per il pranzo, pagare per il cappello da graduation, pagare per un velo nuovo e uguale per tutte le studentesse, pagare per le foto, pagare, pagare...

La sorella maggiore di Ageni e una delle sue tante zie avevano chiesto di poter partecipare alla festa, scambio di telefonate e di informazioni, poi non sono venute e non si sono neanche preoccupate di telefonare per scusarsi. Ageni le ha aspettate incupendosi sempre più e la mattina della graduation era d’umore pessimo, ma si è rasserenata quando ci ha visti entrare nel cortile della scuola, eravamo tanti e molto, molto visibili... E’ stata la studentessa più premiata: premio per essere “smart girl”, la più brava in scienze, la più brava in inglese , kiswahili, storia, la più gentile.

La sua gioia ci ha aiutato a sopportare fiumi di chiacchiere, di canti islamici, di esibizioni ginniche e scenette. A pranzo l’ospite d’onore (una funzionaria ministeriale) ha voluto parlare con me , era stata colpita dalla ragazzina disabile accompagnata da stranieri a ricevere i premi; ho avuto le solite promesse di aiuto e le solite benedizioni (ma questa volta da Allah); ho messo da parte il biglietto da visita assieme alla speranza che alle parole seguiranno i fatti.

La settimana scorsa abbiamo ricevuto la visita di due classi della scuola internazionale, giochi assieme e foto di gruppo che vi allego, nella gara del soffio il tifo era alle stelle, e tutti, disabili e non, baravano spudoratamente. Chissà forse il mondo sarà salvato davvero dai bambini…

Un abbraccio

Bruna

 

                      attesa    premio

                     tutti assieme  soffio