Carissimi
Grazie per averci scritto e telefonato , grazie per aver condiviso con noi il dolore per la morte di Cristian.
Domenica con le dade e le ragazze siamo andati nel villaggio di Zula e di suo marito dove è stato sepolto il bambino. La parola villaggio è impropria , abbiamo attraversato guadi , ci siamo persi , ci siamo inoltrati nella boscaglia per chilometri ,solo granoturco , terra , niente acqua, niente strada , niente corrente , il segnale telefonico ovunque nitido e forte .Abbiamo seguito uno in bicicletta che ci ha guidato tra sterpaglia e pozzanghere e finalmente siamo arrivati nella capanna della nonna paterna. Ci aspettava tutta la famiglia , le donne in casa o a cuocere , gli uomini dietro la capanna a bere. Dolore composto , nessuno ci ha chiesto soldi ( a dir il vero avevamo già dato ma in altre occasioni non è bastato…) Zula ha abbracciato Ageni ,che ho visto piangere per la prima volta da quando è arrivata la notizia , poi tutte le ragazze e le dade sono entrate nella capanna piangendo .
Abbiamo chiesto di andare sulla tomba di Cristian, si è formata una lunga coda di persone che ci hanno accompagnato , davanti Zula che mi raccontava la morte del bambino , dietro gli altri . Cristian è sepolto nella savana vicino ad altri morti della famiglia paterna , un cumulo di terra su cui è stata tracciata una croce . Davanti alla tomba del figlio Zula si è gettata a terra e con una voce non sua , gutturale , profonda ha cantato una nenia funebre che arrivava dritta allo stomaco .
Anche questa volta eravamo diversi , con strane abitudini,con strani abiti , pelle e cultura diversi , ma, anche se in modo inspiegabile , noi pure eravamo parte del rito in ricordo di Cristian . Tutti ci hanno ringraziato per aver portato la salma , per aver pagato la cassa , ringraziamenti dignitosi, ringraziamenti sinceri . Abbiamo visto dove è nata e cresciuta Zula ed è un miracolo che sappia leggere, scrivere e che sia capace di badare ai bambini del centro; davanti, dietro, di lato solo granturco e arbusti incapaci di fare ombra, sopra il limpido cielo di Iringa, ma credo che Zula l’abbia sempre guardato solo per scrutare se era in arrivo o no la pioggia .
Ho interrotto l’email perché era pronto il pranzo, solo il tempo di riempire i piatti e siamo precipitati di nuovo nella sofferenza : al cancello una zia ci annunciava la morte di Sahele.
Basta, non posso andare ancora a un funerale , basta !
Aveva trovato un posto adatto , andava a scuola , sabato Lucio con la mamma era andato a riprenderlo per le vacanze pasquali , era allegro e in salute . Proprio stamattina siamo andati al mercato a comprargli pantoloni e magliette perché le ha perse o rotte , proprio stamattina gli abbiamo comperato le scarpe nuove , lucide e nere come tradizione scolastica vuole e con quelle scarpe nere, nuove, correrà nel Paradiso dei bimbi , perché ci deve essere un Paradiso per i bimbi che hanno attraversato lievi la Terra e che spesso non hanno avuto neppure una carezza distratta .
Un abbraccio
Bruna
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Carissimi
un'ora fa è morto Cristian, il bimbo della dada Zula, il bimbo cresciuto nel nostro centro , quello che giocava coi Lego ,che scorazzava ovunque,quello che cresceva rispettando tutte le tappe delle tabelle di sviluppo , tranne una , la casella del paese di nascita , quella che condiziona inesorabilmente la vita.
Era stato ricoverato all'ospedale governativo all'inizio di febbraio perchè vomitava e non mangiava. Cura della malaria ,come da protocollo e poi , visto che non migliorava , antibiotici di tutti i tipi finchè
non si è ridotto pelle e ossa . E' entrato all'ospedale che pesava 11 chili , è uscito che ne pesava quattro e sette etti. Tb? ma , forse , vediamo . raggi X illeggibili, " dottori" menefreghisti . Sono intervenuta , sono stata trattata malissimo ma io non ho paura e non mi faccio spaventare dalla parola dottore . E' tornato a casa e per una settimana è venuto come abitudine da noi , pelle e ossa,denutrito, il corpo probabilmente distrutto da un mese di antibiotici di vario tipo e dalla malattia sconosciuta che lo divorava. Zula avrebbe dovuto andare al corso con il bimbo così sarebbe stato controllato e alimentato poco e spesso. Ma... l'altra bimba di Zula si è rotta un braccio , Zula è stata all'ospedale con lei affidando il bimbo a una delle tante dade che costellano le famiglie tanzaniane e Cristian è ulteriormente peggiorato al punto che Zula si è precipitata da noi col bimbo , non sapendo più che fare. Quando l'ho visto, sono scappata via perchè non volevo che mi si leggesse negli occhi che il bimbo stava morendo. Io ho avuto una vita facile , ricca di gioie , lontana dalla sofferenza e dalle malattie, ma quel giorno negli occhi di Cristian ho visto la morte e l'ho riconosciuta. L'abbiamo portato di corsa nell'ospedale di Ipamba , dove è stato assistito da Nuria ,una dottoressa spagnola che lavora per il Cuamm e che fatto tutto quanto era possibile.
Quando è arrivata la notizia tutte le dade che lavorano da noi si sono nascoste a piangere silenziosamente senza le urla che caratterizzano i funerali e sulla Nyumba è calato un gran silenzio. Ora Lucio con le dade è andato a prendere Cristian e domani un'altra croce si aggiungerà nel nostro cuore .
un abbraccio
Bruna
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Carissimi
Seconda puntata sulla scuola; qua, come in Italia, l’argomento interessa pochi e qua, come in Italia, si sta distruggendo l’idea stessa di scuola.
Agnes
Abita in un villaggio lontano, Serena l’ha vista in dicembre del 2007 su segnalazione delle volontarie d’A.L.M e da allora Agnes ha iniziato a riacquistare dignità e piccole autonomie.
Prima Cristina ed Elena, poi Luna e Noemi (servizio civile internazionale) hanno percorso chilometri per insegnare a lei, e alla famiglia, alcuni comportamenti ed esercizi e lentamente la giornata d’Agnes è cambiata, non più per terra, non più sporca, non più sola.
L’anno scorso è andata a Dar con la mamma e il medico che l’ha vista ha consigliato un inserimento nella scuola-collegio per disabili gestita da Salvation Army, sì proprio l’esercito della salvezza dei film.
Contatti, mail, visite, compilazione di form, la bambina esaltata all’idea di andare a scuola, noi felici di aver trovato una sistemazione, forse definitiva, per quest’esserino colpito negli arti, con gli occhi sorridenti, desiderosi di vivere. La mamma e il padre adottivo sono entrambi siero positivi, sempre in bilico tra la vita e la morte.
Il 15 gennaio è la data fatidica per il colloquio d’ammissione e Agnes va a Dar con la mamma e con Angela, la nuova volontaria in servizio civile presso A.L.M, un dubbio ogni tanto attraversa la mente: ma se non l’accettano? Improbabile dopo i colloqui e le email.
Il colloquio d’ingresso è stato spostato, la direttrice del centro dice di non aver voce in capitolo per l’ammissione e che bisogna aspettare alcuni giorni. Le tre restano a Dar in albergo: una volontaria arrivata da poco, una mamma di un villaggio sperduto e una bimba disabile di otto anni dividono la stanza e l’attesa del passare del tempo, Angela preoccupata per mamma e bambina resterà anche senza mangiare per non spendere troppo o per non svegliare la mamma che dorme.
Lunedì 18 il colloquio, molti bambini da tutta la Tanzania e Agnes non è accettata: c’è una lista d’attesa dove si resta per anni e anni, la precedenza a chi aspetta da più tempo. La direttrice con la quale abbiamo tenuto i contatti non sapeva nulla della lista? Perché non ci ha risparmiato un viaggio e soprattutto l’illusione di un futuro diverso per Agnes? Nessuna risposta.
Agnes è tornata nel suo villaggio, le abbiamo aperto una porta e poi gliel’abbiamo sbattuta sul naso.
Sahele
E’ un bimbo down (si può dire ?), è venuto da noi l’anno scorso, incontenibile e ingestibile perché la mamma gli lascia fare qualunque cosa purché stia buono. La richiesta: vivere in casa nostra. Gli abbiamo miracolosamente trovata una scuola materna vicino a casa sua, abbiamo pagato retta e divisa e in pochi giorni Sahele si è calmato, felice di stare in mezzo agli altri bambini, tanzanianamente seduto sul banco a ripetere a voce alta ba, be, bi, bo, bu.
Ma l’obiettivo della madre non era l’inserimento, era liberarsi di lui per tutto il giorno e forse per la vita intera. E così Sahele spesso non era accompagnato a scuola e la madre, a intervalli regolari piombava a casa nostra con richieste di tutti i tipi. Sahele, come Athuganile, non è amato dalla madre. Dopo varie ricerche abbiamo trovato una scuola-collegio statale per bambini con disabilità mentale e visiva, siamo andati più volte a visitare il centro (lontano da Iringa) e ogni volta abbiamo trovato una situazione che in Italia farebbe urlare di protesta, ma che qua è più che accettabile.
Il 15 gennaio abbiamo caricato in auto Sahele, la mamma, un materasso, un bidone, una zanzariera e siamo andati per il colloquio con lo psicologo.
Psicologo -quanti figli hai?-
Mamma di Sahele – tre-
Ps – Chi paga?-
Ma – la donna bianca-
Ps – accettato-
E il miracolo: nella scuola-collegio statale si entra senza materasso e senza pagare nulla, solo pochi spiccioli per il barbiere e il sapone! Non è possibile, Lucio ed io ci siamo guardati in attesa della richiesta di soldi sotto forma subliminale, niente! Gratuiti persino quaderni, penne e righello, senza il quale non si può imparare nulla.
Accompagnati da una maestra siamo andati a comprare divisa, scarpe, ciabatte, spazzolino da denti, dentifricio e il baule di latta con due lucchetti, obbligatorio perché anche nei collegi per disabili si ruba. Ma come farà Sahele a gestire lucchetti e chiavi? Ci penserà la matron che gestisce il collegio maschile e che accoglie Sahele; la mamma se ne va senza salutare e Sahele piange disperato, la mamma lo accompagna in bagno, chiude la porta e se ne va. Siamo ritornati con il materasso ed una mamma che sembrava contenta di non avere più un peso da portare.
Per Sahele è iniziata una nuova fase, non sappiamo se meglio o peggio, ma speriamo possa imparare a fare piccoli lavoretti.
Lo so cosa state pensando: perché non portare anche Agnes? Il centro accetta albini (!), ciechi e disabili mentali e tutti devono essere capaci di badare a se stessi: Agnes fa pochi passi tenuta per mano, ha bisogno di essere portata in bagno, non è in grado di vestirsi da sola e di lavare i propri vestiti.
Ho sempre creduto nell’istruzione, nella formazione, ho sempre pensato che la scuola sia necessaria come la Costituzione e da quando vivo a Iringa sono ancora più convinta che il senso critico, la curiosità, la conoscenza siano le fondamenta dello sviluppo, qualunque cosa questa parola abusata significhi
Un abbraccio
Bruna
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Carissimi
Un po’ di storie scolastiche perché il primo amore non si scorda mai.
Ageni
Ha superato l’esame di settima e conquistato il diritto di frequentare una secondaria tra quelle da lei indicate; a pagamento solo la divisa e una modesta tassa scolastica. L’istituto cui è stata assegnata è irraggiungibile sia con la carrozzina sia con il fuoristrada; è tra le carceri e l’ospedale, (scelta simbolica?) giù per un dirupo che si può ad affrontare solo a piedi: da un lato una sbarra, che impedisce di passare davanti alle carceri, dall’altro lo steccato dell’ospedale con un piccolo cancello pedonale.
Perché Ageni ha indicato una scuola irraggiungibile?
Perché l’hanno scelta i compagni, perché è una scuola nuova, perché non c’è un perché.
Bisogna chiedere un cambio d’istituto senza possibilità di scelta, l’ennesima decisione da prendere in tempi rapidi e senza informazioni: quale scuola? Lontana? Quali e quante barriere? Qualità ?
Abbiamo scelto il certo al posto dell’incerto.
Ricordate che Ageni aveva superato l’esame per entrare in una scuola privata ? l’abbiamo iscritta lì e solo dopo l’iscrizione abbiamo capito che era molto felice di frequentare quella scuola, prima non aveva mostrato alcun gradimento o desiderio. A settembre quando l’ho accompagnata a parlare con la preside, mi ha tenuto il muso tutto il giorno, refrattaria, come sempre, a qualsiasi nostro tentativo di comprendere. Ora vivo più serenamente perché ho capito che, anche senza la mia interpretazione, umor nero e silenzi e musi lunghi se n’andranno.
Dopo un notevole salasso economico, la scuola è iniziata e per ora tutto procede bene, molto bene. Ieri Ageni è tornata a casa con un sacco pieno di saponette, matite, penne, quaderni, frutto di una colletta tra tutte le studentesse. E’ il primo, concreto, gesto d’aiuto che riceviamo da quando siamo qui, Ageni era felice e noi con lei; sapone, penne, quaderni, colletta sono un importante segnale. Abbiamo scritto una lettera di ringraziamento e ci gustiamo la gioia di ricevere un dono, dopo anni di richieste di tutti i tipi.
Athuganile
E’ capitata da noi quando abbiamo organizzato l’incontro pubblico con Michael, un piccolo scricciolo, tutta pelle e ossa messe male, sguardo dolce e triste; quel giorno è rimasta inchiodata a leggere un libro che le avevo dato. Il giorno dopo si è presentata al cancello, convinta di poter godere ancora di libri, cibo, musica e persone gentili.
La sua storia è semplice e terribile: è caduta dall’altalena e ora ha le mani rattrappite, la scoliosi e saltella su una gamba sola, trascinandosi l’altra. E’ andata a scuola accompagnata da un padre amorevole, morto da circa un anno. Vive con la madre, una sorellina piccola e una sorella che frequenta le secondarie, picchiata da madre e sorella maggiore, malnutrita, reietta. Medici competenti hanno suggerito un’operazione da farsi a Dar per salvare almeno una gamba. Lucio ed io, pronti ad affrontare l’ennesimo viaggio della speranza, abbiamo progettato tutto l’iter e chiamato la madre che, dopo ringraziamenti sperticati e benedizioni, si è rifiutata di accompagnare la figlia. Motivazione? Non abbandonare gli affari, il commercio quotidiano, il guadagno. Ma come? In Africa nessuno va all’ospedale da solo, c’è sempre un familiare che accompagna, c’è solidarietà, ci sono zie e nonne … Sì, anche in questo caso ci sono, ma nessuno ha voglia di perdere tempo per una bambina disgraziata.
Sono stati giorni brutti. Sgomento, rabbia, tristezza, impotenza, voglia di urlare e di prendere a calci madre, sorella e clan al completo. Davanti ai nostri occhi l’immagine nitida di un futuro d’inedia, d’abbandono e di probabile morte precoce.
Idea: ha finito la scuola primaria, cercheremo una secondaria che l’accolga, un luogo dove possa mangiare, studiare, stare con persone della sua età, una scuola che sia anche una casa, un rifugio. Ma dove trovare una scuola così? Athuganile non ha conquistato il diritto a studiare semigratuita mente, il suo rendimento scolastico è basso, nell’ultimo anno ha frequentato poco perché nessuno l’accompagnava e non può, con quelle mani rattrappite, studiare in un professionale.
Tentiamo con le scuole secondarie private e confessionali, incontri, parole, parole.
- Vi chiedo un atto d’amore, un atto che sarà ricompensato anche economicamente-
- Certo! Siamo qui per fare la volontà di Dio, vieni domani, vieni dopodomani, vieni con la ragazza, sosterrà un esame proforma-
- Scrive infilando la penna nella mano destra rattrappita e la spinge con la sinistra, impiega il triplo del tempo degli altri per scrivere, l’esame è inutile. Accettatela, ripeterà la prima-
- E’ solo un esame proforma, noi siamo qui per aiutare-
E Athuganile sostiene l’esame, in piedi perché il tavolo è troppo alto per lei, sostiene l’esame e, ovviamente, i risultati sono pessimi. Parlo con tutti, supplico, invento frasi ad effetto e mi faccio anche un po’ schifo
- Stai tranquilla, ti telefoneremo per dirti quando portare la ragazza-
Aspettiamo invano la telefonata, poi chiamiamo noi
- Ci dispiace, l’esame è andato male, la nostra scuola ha uno standard alto-
A Dio non piacciono le studentesse poco brave.
Giorni persi inutilmente.
Ci aiuta la pubblicità radiofonica di un istituto privato, lasciamo stare l’amore, parliamo il linguaggio degli affari.
La scuola privata, costosissima, accetta Athuganile, l’importante è che qualcuno paghi.
Abbiamo comprato: materasso, secchio, scopa, un baule di latta con due lucchetti, obbligatorio perché nei collegi si ruba, due risme di carta da fotocopie, nove quaderni a righe con la copertina di cartone, due lenzuola rosa, un vocabolario swahili-inglese, tre penne e tre matite, zanzariera, sapone, pagato l’equivalente di uno stipendio per la divisa.
Athuganile resterà in collegio vicino ad Iringa, l’ultima domenica d’ogni mese potrà uscire, ma non lo farà, la strada che porta nella scuola è una mulattiera piena di buche.
Ieri il preside mi ha chiamato: vuole che paghi una donna per lavare i panni d’Athuganile.
Non pagherò e per ora ho vinto il primo round.
Le altre storie scolastiche ve le racconterò in un’altra lettera, per ora vi abbraccio
Bruna
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La storia di Zawadi è una storia colorata come le lettere dell’alfabeto attaccate alla sua tavoletta di cartone.
Lui le riconosce tutte, le indica con il piede, per questo la tavoletta è poggiata su un'asse di legno obliquo, in modo tale che non faccia troppa fatica a toccarle.
Le riconosce sì, anche se chissà perché confonde la “u” con la “i”, eppure sono così diverse: la u sembra una bocca, un sorriso, comunque una lettera cicciottella, la i invece è così snella.
Zawadi , quando viene al centro, dopo gli esercizio fisici si esercita con le lettere , lo fa seduto su una seggiolina con una cinta stretta in vita per evitare che cada in avanti.
Ogni volta per lui è una scoperta ; pian piano inizia a capire cosa sono le sillabe, il nuovo suono di due lettere vicine…le combinazioni .
E’ faticoso alzare di continuo quel piedino e pronunciare , ma Zawadi ha proprio voglia d’imparare , è curioso e determinato. Così ci vogliono cinque giorni, solo cinque giorni per scoprire il segreto .
E oggi a Nyumba Ali è una gran festa.
L’unione di due sillabe forma una parola, un significato; Zawadi lo capisce … sorride, si vede la gioia esplodere di dentro … e ancora silenzio, tutto il tempo che serve per godere della felicità e poi la dimostrazione di ciò che ha imparato leggendo ad alta voce la parola…APPLAUSI.
Allora? Nyumba Ali insegna a volare?
Beh Zawadi ora di certo può farlo.
Regina Pintus
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