Siamo la Nyumba Ali, "casa con le ali" in lingua swahili, una giovane associazione nata a Bologna e cresciuta sulle fondamenta di una casa famiglia costruita a Iringa nel sud della Tanzania.

2015 - Gennaio - Agosto

2015 - Gennaio - Agosto

TRE

12 Luglio

Carissimi...

E sono tre! Tre come i tre porcellini, come le Parche, come i lati di untriangolo, come le Grazie, come le caravelle, come i moschettieri, come il numero perfetto, la Nyumba Ali, da ieri mattina, ha tre centridiurni: la Nyumba Ali storica nel quartiere Wilolesi, quella nelvillaggio di Pomerini e la nuova nel quartiere Ngome di Iringa.

Abbiamo aperto un nuovo centro diurno con palestra, scuoletta, abitazione per i volontari e una casa nella quale ospitare i bambiniche arrivano dai villaggi. Nel nuovo centro c’è il cuore, l’intelligenza operativa, la saggezza di Lucio; la generosità senza aggettivi di chi, dopo averci regalato il pulmino, ci ha regalato lapossibilità di costruire; ci sono tutti gli amici che in mille modihanno contribuito; tutti i lavoratori della Nyumba Ali, i genitori e i bambini.

Con l’apertura del nuovo centro trenta bambini di Iringa, dal lunedì al venerdì potranno giocare, mangiare, ballare, fare esercizi, ridere, piangere, litigare, imparare, vivere come tutti gli altri bambini. Il lavoro è triplicato, il giro del pulmino raddoppiato, dobbiamo incastrare orari ed esigenze diverse, risolvere nuovi problemi, forse siamo incoscienti, di sicuro siamo anziani, ma la casa con le ali vola con un propulsore speciale che non dipende solo da noi.

Un abbraccio

Bruna

Rompo il silenzio perchè...

24 giugno

Carissimi,

il lungo silenzio ha molte giustificazioni che vanno dalla stanchezza alla mancanza di tempo, dal timore di disturbare alla voglia di scomparire per un pò, da tanti perché a nessun perché. Oggi è accaduto qualcosa che mi ha fatto correre alla tastiera per rompere il silenzio. La nostra vita qua non è pilotata da nessun progetto scritto e finanziato, così siamo liberi di procedere passo per passo, ascoltando tutto ciò che c’è da ascoltare, rispettando le nostre e le altrui convinzioni e, quando non riusciamo a trovare un equilibrio tra ciò che ci piacerebbe fare e ciò che è possibile fare, non scriviamo report, ma aspettiamo che il tempo e la conoscenza reciproca, condite con un po’ di fortuna, ci aiutino a trovare un equilibrio instabile, che diventerà, alla fine, stabile. Il percorso assieme ai genitori dei bambini del centro è stato a ostacoli; la tradizione, condita con una dose abbondante di fatalismo e rassegnazione, ci ha messo a dura prova; siamo stati tentati di lasciar correre, di occuparci solo dei bambini, di gioire dei risultati dimenticando le sconfitte.

Ricordate Rama?  Assistito al di là di ogni ragionevole assistenza o non assistito, la sua vita è rimasta sempre nelle mani dei suoi genitori che, senza alcuna spiegazione logica (per noi) lo portavano al centro, lo lasciavano a casa per mesi, lo riportavano al centro, giuravano e spergiuravano di volerlo aiutare e tutto restava uguale e immutabile. Rama non è più tornato al centro, l’abbiamo cancellato dall’elenco e, ancora una volta, abbiamo imparato che nulla possiamo senza la collaborazione dei familiari e che la solidarietà e l’aiuto non si possono imporre.

Le mamme dei bambini dei nostri centri, i papà, le nonne, i nonni non sono le mamme, i papà, le nonne e i nonni descritti in alcuni libri, non sono come noi li vorremmo, non seguono il modello di famiglia solidale e allargata che tanto affascina, non mettono i figli al centro di tutto; sono mamme, papà, nonne e nonni amalgamati con una pasta diversa dalla nostra.In questa diversità si è giocato, e si gioca, il nostro quotidiano.

Con molta pazienza, che a volte sconfina nella testardaggine, abbiamo cercato di capire, di trovare pensieri comuni, di conoscerci, tenendo sempre presente che siamo stranieri e che il futuro dei centri deve essere nelle mani dei tanzaniani.Per fortuna non dovevamo raggiungere nessun obiettivo in tempi stabiliti dai funzionari che controllano la fattibilità e così, come è scritto nel cancello di casa, ci siamo mossi passo dopo passo, lunghezza e direzione del passo spesso incomprensibili e oggi abbiamo raggiunto un traguardo importante e possiamo fermarci un po’. Oggi Adam è tornato da Dar Es Salaam con la registrazione dell’associazione dei genitori dei bambini dei nostri centri.

E’ nata l’associazione Nyumba A.L.I. (Azimio Lenye Imani che significa dichiarazione di fede…che i nostri figli disabili possano essere accolti nella società) , logo uguale a quello della Nyumba Ali, soci fondatori mamme, papà, nonne, le dade e Adam.

Abbiamo aspettato che i genitori fossero pronti a essere la voce dei loro figli e che credessero in un futuro diverso. Oggi è un momento importante per tutti noi, oggi è nato una nuova casa con le ali, casa che senza il nostro aiuto non potrà volare, ma noi siamo certi che le due Nyumba Ali saranno sempre un’unica realtà.

Un abbraccio

Bruna

Una Tesi speciale

20 Giugno

Carissimi,

queste sono la copertina e l'indice della prima "tesi" su di noi scritta da una studentessa che frequenta un master dell'università di Iringa.

Sono sbalordita e contenta e voglio condividere con voi questo momento; la grandezza e il significato di questo evento sono difficilmente misurabili e difficilmente spiegabili.

Un abbraccio

Bruna

Un'altra stroria, un altro finale diverso...

14 Maggio

Carissimi

Lucio è in Italia, ritornerà sabato; Francesca, Filippo e Paola, che hanno allietato e confortato la mia solitudine, sono rientrati a casa.

Ogni volta che qualcuno se ne va, si rinnovano la sofferenza e la speranza che non sia un addio. Da una settimana sono l’unica faccia bianca nella Nyumba Ali, accetto la mia diversità e lascio che le dade si prendano cura di me.

E mentre aspetto la ricomposizione della famiglia, vi racconto una storia, una storia fresca di giornata, una storia già vissuta, ma questa volta il finale è diverso.Ramadan è un bambino con tante potenzialità. Dalla sua scheda: “All’arrivo al centro era in grado di fare solamente qualche passo prima di cadere (novembre 2013) “.“ Si mostra molto interessato per la lettura dei libri in simboli. La comprensione risulta adeguata. Il bambino ha i prerequisiti necessari per poter iniziare a frequentare la scuoletta, in modo da ricevere stimoli adatti per la sua fase evolutiva (novembre 2014) “.“Il cammino è diventato autonomo per una lunghezza maggiore; le cadute sono ancora presenti anche se meno frequenti (aprile 2015) ”.Un bambino, ormai autonomo in tutte le attività della vita quotidiana, che pensavamo di mandare a scuola l’anno prossimo.

Dov’è il problema?Il problema è la famiglia.

Ramadan da solo non può farcela a raggiungere il nostro centro, non può camminare per chilometri e nessuno ha voglia di accompagnarlo nel punto di ritrovo del pulmino. E così frequenta il centro saltuariamente e ogni volta che resta a casa regredisce; scompare per mesi, riappare, scompare in un’altalena estenuante. Nell’ultima visita domiciliare abbiamo ripetuto che non possiamo continuare a tenere occupato un posto per un bambino che frequenta saltuariamente e, soprattutto, abbiamo ribadito che non può migliorare se resta a casa da solo. Promessa di portarlo con la frequenza giusta, promessa mantenuta per poche settimane. Di fronte ad un‘assenza che si è protratta per più di un mese senza che avessimo informazioni dalla famiglia, abbiamo cancellato Ramadan dall’elenco dei bambini che frequentano il centro, ovviamente dopo tentativi falliti di comunicare con la famiglia.

Oggi un tipo in motorino ha scaricato Ramadan fuori dal cancello e se n’è andato. Telefoni di mamma e papà irraggiungibili, dade furiose per il comportamento della famiglia, quando è arrivato il momento di portare i bambini a casa non sapevamo cosa fare “ arriverà qualcuno a prenderlo” e così è rimasto a casa nostra. Alle cinque del pomeriggio, mentre ricordavo con tristezza i parenti di ogni grado che avevano tentato di abbandonare a casa nostra i loro bambini, ho deciso che questa volta la storia avrebbe avuto un finale diverso, che questa volta non sarei impazzita a cercare i genitori, che questa volta non avrei accolto il bambino a casa nella speranza che alla fine qualcuno sarebbe venuto a cercarlo.

Questa volta, non potendo muovermi se non con Mage, Ageni e Viki al seguito, ho chiesto a Yona e a dada Regina di accompagnare Rama dalla polizia.

Ora è compito della polizia cercare i genitori.Troppo drastica? Troppo dura?  Forse o forse  semplicemente stanca di genitori che lo sono solo per via di un ovulo e di uno spermatozoo.

Un abbraccio

Bruna

Buone vs Cattive

10 Aprile

Carissimi,

oggi Lucio ha perso l'aereo Istambul-Bologna, per fortuna ha trovato posto nel volo successivo , arriverà stasera per un periodo di meritato riposo.

Stamattina ho finalmente avuto dall'assicurazione i soldi  per riparare il pulmino. Abbiamo dovuto aspettare un anno, andare dalla polizia, in tribunale, scrivere email, telefonare, litigare, minacciare, blandire, far finta di credere a certe promesse, andare a Dar a ritirare l'assegno, attendere solo i quindici giorni  necessari alla banca per cambiarlo. Forse è una vittoria di Pirro o forse no.

Nel pomeriggio la compagnia nazionale dell’elettricità (TANESCO) ha messo il contatore elettronico nel nuovo centro, funziona come un telefono cellulare: si compra una scheda , si digita il numero nel contatore e la corrente arriva all’impianto, no  soldi? no corrente! Si paga in anticipo, non si può più dire “Mi hanno tagliato la corrente!” bensì “ mi sono dimenticato di caricare il contatore”.

Oggi Buonenotizie batte Cattivenotizie.

Buona vacanza baba Lucio!

Un abbraccio

Bruna

Giornata di "test"

11 Marzo

Ciao a tutti,Stamattina, la dada Zula, io e l'autista Iona abbiamo accompagnato 5 bambini (Ezra, Bartome, Neema, Mercy e Jenny) al centro Dream di Sant'Egidio per fare il test dell'HIV.

Arrivati a Dream con il daladala, abbiamo incrociato Abi, ex autista della Nyumba Ali, che ci ha aiutato a portare i bambini all'interno del centro; Bartome l'unico bambino in grado di camminare da solo, seppur molto lentamente, è stato aiutato da un malato in attesa, un gesto che ha riempito il mio cuore di felicità. Mentre tutti aspettavano davanti alla stanza dei test mi sono recata all'accettazione per avvisare le gentilissime Anna ed Anastasia che noi eravamo pronti; ci dicono che in pochi minuti una di loro sarebbe venuta da noi. Tornata davanti alla stanza, noto che ci sono due signori in attesa prima di noi.

La signora ci guarda divertita, certo che strano gruppo che siamo: 5 bambini disabili, una dada di colore, un autista uomo con in braccio un bambino e una bianca che tenta di parlare swahili con una pronuncia da brivido e molti orrori grammaticali (proprio orrori, gli errori sono più carini). Dopo poco arriva Anastasia e ci dice di entrare, la signora li da prima viene bloccata con la frase:"prima i bambini!", così aiuta tutto il gruppo ad entrare.

Ecco ci siamo, 5 bambini a cui fare il test, c'è un silenzio assoluto mentre Anastasia prepara tutto il materiale, sembra quasi irreale la situazione.

La prima bambina è Mercy, l'infermiera le chiede di aprire la mano, e lei a causa di uno spasmo la chiude; a quel punto entra in gioco la fisioterapista che le mobilizza la mano e la tiene aperta, un buchino sul dito medio, prelievo capillare del sangue e test; non un verso, non una lacrima e prassi imparata.Il secondo bambino è Ezra, appena lo prendo in braccio inizia a piangere, ad agitarsi e a nascondere le manine; cerchiamo di tranquillizzarlo e poi buchino, prelievo e test; appena finito smette di piangere, inizia a ridere e mandare bacini a tutti; per poter prendere la terza bambina, appoggio Ezra per terra e chiedo a Bartome di tenerlo, non è descrivibile la dolcezza e la delicatezza con la quale lo sorregge.

E ora il turno di Jenny, le chiedo in swahili di aprire la mano "funga" e lei la chiude, Anastasia mi corregge dolcemente, aprire si dice fungua e non funga che significa chiudere! ops, che orrore/errore da principiante... Jenny dopo aver capito che volevamo la mano aperta, la apre e non fa un verso!

Neema, una bambina nuova nuova, arrivata da 2 settimane, si fa fare tranquillamente tutto e poi torna nelle braccia della dada Zula. Per ultimo, ma non meno importante, Bartome, che da bravo ometto, non ha fatto un verso, fino a quando non è stato bucato e ha ritirato la mano con gli occhioni lucidi, che tenero.

Finiti i test veri e propri, Anastasia inizia a registrare tutti i bambini nel database, intanto intravedo una faccia bianca alla finestra: è la mama Bruna che ci ha portato la dada Sofie ad aiutarci, dato che durante le esperienze precedenti le dade avevano aspettato per ore; ringraziamo e usciamo dalla porta, con la promessa che domani torneremo con altri 6 bambini a cui fare il test.

Usciamo, ogni adulto ha un bambino, torno all'accoglienza a ringraziare Anna e caricati i bambini si torna alla casa con le ali.

Ah quasi dimenticavo: i bambini sono tutti negativi!

Un abbraccio

Lara (Neo laureata in fisioterapia)

La Pasqua della Nyumba Ali

3 Aprile

Carissimi Da noi è già arrivata Pasqua, non quella ufficiale ma quella che arriva tutte le volte che c’è una rinascita alla vita, una resurrezione.

Ieri, ultimo giorno di Quaresima e primo giorno del triduo pasquale, Zela è stata accompagnata nel centro Amani dove speriamo troverà un po’ di pace. Amani (in swahili significa pace) è un centro residenziale che accoglie disabili mentali, è a Morogoro, a circa trecento chilometri da Iringa.

Tutte le dade, Adam e Lara hanno accompagnato Zela nel nuovo centro; è stato anche un viaggio-premio per chi ha contribuito in maniera decisiva a ridarle dignità umana. In questo periodo il peso di Zela è aumentato di cinque chilogrammi, ha esibito tutto il suo repertorio di parole triviali, ha rubato cibo a tutti, ha mostrato di avere un’ottima memoria sui luoghi legati al mangiare, ha fatto i capricci e ha sorriso di gioia ogni volta che qualcuno le mostrava il suo piatto pieno di vivande.

L’associazione si farà carico del pagamento della retta del centro, il nonno ha procurato materasso, coperte, corredo personale, zappa eccetera. C’eravamo già abituati a Zela, al rito della pesata settimanale, ai suoi furti di cibo, alle parolacce rivolte agli uomini, ai suoi occhi spalancati pieni di una paura indicibile, alle sue piccole/grandi conquiste e probabilmente anche lei si era abituata a noi.

Abbiamo la consapevolezza di aver fatto ciò che andava fatto e, almeno per oggi, non ci domandiamo quante zele esistono e perché esistano.

Per augurare a tutti voi una serena vera Pasqua uso la foto che riassume la vecchia e la nuova vita di Zela (tutte le dade della Nyumba Ali di Iringa, l'autista Yona, il responsabile Adam, Zela è al centro con la gonna gialla, Lara dietro la macchina fotografica.

Un abbraccio Bruna                                                                     .

Impossibile abituarsi...

27 Febbraio

Carissimi,

ecco a voi una storia di una ragazzina del centro.

Si chiama Zela, ha quindici anni, negli ultimi due anni è vissuta incatenata, cibo appena sufficiente per non morire. Capita di leggere sui giornali storie come questa, un sussulto nel cuore, una riflessione su cosa significhi umanità e poi la vita riprende il ritmo quotidiano. La dada Sarome vive nello stesso quartiere di Zela e, quando domenica otto febbraio ha visto arrivare polizia e giornalisti e ha sentito la storia della ragazzina incatenata, mi ha immediatamente telefonato.

Noi conoscevamo Zela, molto tempo fa era stata nel centro per pochi giorni; non l’avevamo inserita perché il nostro non è un centro per disabili mentali e non potevamo esserle d’aiuto. Zela vive col nonno e con una “domestica”, la prima è stata portata in ospedale, la seconda nella stazione di polizia, entrambe sono tornate a casa dopo un giorno: Zela perché non ha patologie significative e la donna perché è incinta e non può andare in prigione. Tutte le dade erano sconvolte dalla sua storia, Lucio ed io cercavamo nella memoria un volto e una scusa per far tacere quella vocina che diceva “ andate a prenderla”; mercoledì Adam e Zula sono andati a cercare le varie autorità del quartiere e, avuti tutti i permessi, sono andati a casa di Zela; per capire cosa dovevamo fare sono bastati gli occhi di Adam e di Zula.

Per poterla accogliere nel centro dovevamo aspettare i risultati della prima udienza; lunedì sedici il tribunale ha stabilito che non è accaduto nulla, il nonno e la donna sono stati scagionati; la gomma che ha cancellato il reato è costata al nonno circa 50 euro. Cinquanta euro per tornare alla solita vita: il nonno a vendere vestiti usati al mercato e la donna ad aspettare la nascita del figlio del nonno assieme a Zela incatenata. Quel lunedì non c’erano giornalisti. Mercoledì Zela è venuta al centro.

Credevo di essere preparata a vedere fame e paura negli occhi dei bambini, credevo di essere diventata una donna forte, ma di fronte a lei ho desiderato di scappare, di chiudere gli occhi, di rifugiarmi nelle braccia di mia madre, come quando ero bambina. Non è possibile chiudere gli occhi di fronte alle piaghe nelle caviglie con i segni inequivocabili delle catene, di fronte ai segni rossi delle bastonate e delle bruciature, di fronte a quel corpo martoriato. Zela è alta un metro e mezzo e, quando è arrivata, pesava poco più di trenta chili; le statistiche la mettono nel gruppo con anoressia grave, le statistiche non prevedono che a quindici anni ci sia qualcuno gravemente malnutrito.

Zela è affamata in un modo che non so descrivere, si guarda attorno in continuazione alla ricerca di cibo, annusa con gli occhi la presenza di qualcosa di commestibile e piange per averlo, piange nella tonalità della fame, piange a bocca spalancata, piange senza lacrime e il suo pianto disumano entra e scava un solco di pietà, di paura, di lacrime. Forse state pensando che è come Viki, è diversa, molto diversa: Viki mangia tutto, Zela mangia solo ciò che è commestibile, Viki è serena, Zela è terrorizzata, Viki ha una fame patologica, Zela ha una fame senza aggettivi.

Non ci son problemi finché le cuoche non iniziano a preparare i pasti e allora per Zela inizia un inferno dentro un paradiso che spande ovunque odore di cibo e corre tra le due cucine all’aperto, trova una forza incredibile per prendere il cibo dalle pentole sul fuoco, dai piatti dei bambini e degli adulti, corre a testa bassa, corre su gambe esilissime, pronta a sfidare chiunque le impedisca di riempirsi la bocca e di ingurgitare senza sosta. Le dade hanno escogitato un modo per far mangiare tutti senza che Zela si avventi sul cibo degli altri; dada Zula le fa la doccia con l’acqua calda, le spalma la crema, l’accompagna in bagno; Lara le ha comprato magliette e pantaloni; i bambini della scuoletta la proteggono e quando combina guai ridono perché qua non siamo politicamente corretti e, quando qualcuno combina guai, tutti ridiamo, una bella risata affettuosa, salutare, collettiva che ristabilisce l’equilibrio.

E’ passata più di una settimana dal suo arrivo, il peso è aumentato di un chilo, comincia a parlare con frasi brevi, non incrocia mai uno sguardo, se ne sta tranquilla in palestra senza mostrare interesse per i bambini, si anima solo quando le si avvicina Adam al quale rivolge epiteti poco educati, pensiamo che abbia paura degli uomini.

L’obiettivo principale è farle acquistare peso e qualche autonomia, dare anche a lei le ali, ci vorrà molto tempo, ma ci vorrà anche molto tempo per trovare un centro che l’accolga e che non la lasci ancora una volta in un angolo.

Fuori c’è il sole, fra un po’ il cielo si oscurerà e su tutto si rovesceranno secchiate d’acqua, in questo periodo si alternano sole e pioggia quasi a ricordarci che gioia e dolore non sono per sempre.

Un abbraccio

Bruna

Un po' di notizie

10 Febbraio

Carissimi amici,

un po’ di notizie  da leggere mentre aspettate che anche da voi splenda il sole.

La storia dell’incidente com’è andata a finire?

Per un po’ vi ho martellato d’informazioni, poi sulla vicenda è calata una parete disilenzio. Come potevo raccontarvi che per almeno due mesi l’autista èandato tutti i giorni dalla polizia e che per altri due mesi è andatotutti i giorni in tribunale? Quando è arrivata la sentenza che condannava il proprietario del bus a pagare una multa di 20.000 scellini e ingiungeva a noi di mandare tutti i documenti all’assicurazione del bus ho brindato alla vittoria. Da quel momento in poi ho spedito la documentazione almeno dieci volte, Adam (è il nostro assistente/segretario/mediatore culturale) ha telefonato tutti i giorni finché a gennaio (sì avete letto bene) abbiamo avuto una risposta: l’assicurazione pagava meno della metà del danno. Lucio e Adam sono andati a Dar, si mormora che le urla di Lucio abbiano rotto il lampadario della sede dell’assicurazione e che la risposta alle nostre richieste, avuta dopo solo una settimana, sia dovuta allo spavento e alla lettera che Adam ha scritto. Ora dobbiamo aspettare un altro mese, andare a Dar a ritirare l’assegno che paga gran parte della spesa della riparazione, sperare che sia coperto e trovare un garage che aggiusti il pulmino in tempi decenti. Quando il pulmino sarà aggiustato, sarà passato solo un anno dall’incidente, avremo speso in viaggi, documenti e fotocopie più della metà del nostro credito, ma avremo la soddisfazione, tipica di noi stupidi wazungu, di aver fatto rispettare i nostri diritti. Vi prego di non inviarci email che esaltino la nostra furbizia.

Durante la chiusura natalizia una gatta ha partorito un belnumero di gattini dentro l’armadio della palestra. Nessun gattino mostrava segni di disabilità, non era possibile perciò accoglierli nel centro, abbiamo detto alla mamma gatta di procurarsi uno sponsor, l’abbiamo accompagnata con la prole in un posto protetto e da allora chiudiamo sempre porta e armadio della palestra.

Ieri Ageni aveva una verifica di scienze, l’aula è piccola ecosì ha fatto il compito fuori all’aperto, per fortuna ieri non èpiovuto.

Una bambina disabile è rimasta per due anni chiusa in casa,piena di piaghe, capelli e unghie mai tagliati, cibo appena sufficiente per non farla morire in fretta. Grande scandalo, articoli sui giornali, interviste radiofoniche ai vicini di casa, intervento della polizia. Noi la conoscevamo, era stata per pochi giorni nel nostro centro ed era scomparsa. Molti “e se avessimo” “e se fossimo”; ci siamo interrogati a lungo senza avere risposte.

Sabato sera siamo rientrati alle sette, il guardiano non ha sentito i colpi violenti di clacson, abbiamo aperto il cancello, siamo entrati con l’auto, abbiamo fatto un bel po’di confusione pers caricare le ragazze dall’auto, Lucio è andato nella guardiola, ha urlato tanto che tutti noi ci siamo spaventati, il guardiano ha continuato a dormire. E’ stato svegliato con un gentile calcio in culo (e come dice don Milani si dice pane al pane e culo al culo) e, mentre si stropicciava gli occhi colmi di sonno, ha proferito le seguenti parole “Non stavo dormendo” e aveva ragione perché era non in un ostato di sonno, ma in coma profondo.

Viki migliora ogni giorno la sua tecnica acchiappa cibo, ora si lascia cadere a terra, si mette in ginocchio e a gran velocità sidirige verso il pane che è giusto ad altezza Viki in ginocchio. Lara, la fisioterapista che è ora da noi, ha letto sul web che l’aloe vera è lassativa e, dato che da una settimana Viki non evacuava, ha preparato un intruglio di aloe vera che Viki ha sputato! Viki nella sua vita si è rifiutata di ingoiare propoli e aloe, chissà se questo ha un significato. Una domenica sera, sempre l’indomita Viki, ha rubato un pezzo di torta dal piatto del baba e prima che Lucio se ne accorgesse, la torta era stata già digerita.

Tra sorrisi e lacrime, tra torte e aloe, tra guardiani e gatti abbiamo archiviato anche gennaio.

Un abbraccio

Bruna

Musica, amici, pensieri...

2 Gennaio

"La musica è finita, gli amici se ne vanno, che inutile serata... " è l' inizio di una canzone della mia giovinezza, il ritornello mi è tornato in mente stamattina a conferma che con l'avanzare degli anni la memoria ripesca ricordi sempre più antichi; (il mio io-razionale mi ricorda che si chiama vecchiaia, non avanzare degli anni).

Come può essere inutile una serata con gli amici e con la musica? Amici e musica, gioia per le orecchie e per il cuore, anche se a volte la gioia sarebbe più piena a volume basso. Abbiamo accolto il 2015 nel villaggio di Mapogoro tra amici vecchi e nuovi, Masai, musica e buon cibo italo-tanzaniano. Le ragazze della missione ballavano in gruppo senza sbagliare un passo, i Masai cuocevano la carne, le donne italiane tentavano balli con sederi poco abituati a ritmi oscillatori, Mage segnava il tempo con testa e mani e l'insieme era armonioso, sereno, nessun obbligo, nessuna attesa se non quella del rintocco delle campane che avrebbero segnato la fine e l'inizio di un nuovo anno.

Viki affascinata dalla musica si è mossa tra i ballerini con passi sempre meno incerti, per alcune ore è tornata la Viki di un tempo, la Viki/Paperetta che non aveva bisogno di appoggiarsi a qualcuno, o qualcosa. E quando la musica è finita e gli amici sono andati a dormire, mi sono sentita dentro: dentro le mie due terre, quella nuova e quella vecchia, dentro l'insieme disorganizzato che chiamiamo umanità, dentro il mio passato e il mio presente, dentro una continuità che sembra discontinua solo perchè non la so guardare con lo sguardo giusto, dentro la vita.

La festa non è finita, altri amici, altra musica segneranno le giornate e duemilaquindici è solo un numero.

Bruna

Un altro angelo ha preso il volo...

Carissimi oggi è morta Upendo.

Dopo le vacanze natalizie non era rientrata al centro, il nonno ci ha telefonato circa quindici giorni fa dandoci un quadro preoccupante della salute della bambina.

L'abbiamo portata all'ospedale, il medico ha sgridato la mamma perchè erano evidenti i segni della malnutrizione. Dopo circa una settimana nuova telefonata, nuova corsa all'ospedale: macchie su tutto il corpo, piedi gonfi, capelli rossicci; la malnutrizione stava facendo il suo sporco lavoro.

Nonostante le condizioni fisiche gravi le hanno ordinato le medicine per la malaria, antibiotico e paracetamolo tutte in dosi per bambini di almeno 15 kg noostante Upendo ne pesasse dieci, come il medico stesso ha riportato sulla cartella.

Quando ho visto Upendo dopo la visita ospedaliera non sono riuscita a trattenermi e ho urlato alla madre tutto il mio disprezzo per la sua condotta: l'ho pubblicamente accusata di essere la prima causa della probabile morte della figlia, e non sono pentita di averlo fatto.

Ieri le dade hanno tentato di portare Upendo al centro per darle almeno da mangiare, ma ci hanno rinunciato perchè, secondo loro, tutto ormai era inutile.

E infatti oggi Upendo è morta.

Upendo significa amore, l'amore che non ha trovato nelle braccia della madre lo troverà nel paradiso dei bimbi come lei.

Un abbraccio

Bruna